Talking Heads - Remain in Light (1980)

Remain In Light è il fronte più occidentale nella scoperta della musica africana e caraibica: l'incontro e la simbiosi tra l'arte concettuale dei Talking Heads e la varietà ritmica imposta da Bob Marley a Fela Kuti fino a Kurtis Blow porta a siglare una pietra miliare, ricercata e geniale, frenetica e coinvolgente. Molto di ciò che verrà dopo il 1980, anno dell'uscita di Remain In Light, e il 1981, anno della scomparsa di Bob Marley, deve molto a questo disco, al suo carattere cosmopolita, alla visione poliedrica di Brian Eno, che qui ha un ruolo fondamentale nel guidare i Talking Heads a concepire il loro capolavoro. Remain In Light era e resta proiettato nel futuro e ancora di più la sua evoluzione dal vivo, dove i Talking Heads si trasformarono in una sorta di elaborato ensemble jazzistico con tutti gli strumenti raddoppiati, un po' alla Ornette Coleman e un po' alla King Crimson dove, guarda caso, finirà Adrian Belew, il chitarrista aggiunto durante le incisioni di Remain In Light. Se proprio non sapete dove cominciare a scoprire e a riscoprire il vorticoso mulinare dei Talking Heads partite da The Great Curve: la chitarra di Adrian Belew è un clamoroso ruggito. Divergente, lancinante, eccentrica è una firma graffiante e indelebile tra i solchi di un disco importantissimo (la cui infuenza si sente ancora oggi) che sfrutta le tecniche del cut up & fold in, ovvero del taglia & cuci (con l'approvazione di William Burroughs) per ricostruire un mondo variopinto, visionario e senza frontiere.   (Mia valutazione:  Distinto)

(Marco Denti)

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