Lewis & Clarke - Triumvirate (2014)

di Lorenzo Righetto

Arrangiamenti tenui ma di rara intensità avviluppano come colorati tentacoli fumosi le interpretazioni flebilmente accurate di “Triumvirate”, terzo Lp di Lewis & Clarke, progetto dietro al quale si cela la figura di Lou Rogai, americano della Pennsylvania, e che prende il nome dai carteggi avvenuti tra i due autori di letteratura fantastica/fantascientifica.
Un disco imponente per lunghezza (circa 75 minuti di musica per dodici canzoni) ma anche per l’intensità emotiva delle sensazioni evocate, sposando le suggestioni di un folk d’avanguardia a un forte dinamismo, che anima le riflessioni di Rogai in quadri a tinte uggiose quanto forti di una realtà interiore trasfigurata dall’arte.

Una tensione al sublime che rimane la caratteristica più pregnante di “Triumvirate”, le corde vocali di Rogai che vibrano in un caldo crooning Eitzel-iano, gli strumenti che volteggiano nel sogno bucolico di un’anima lussureggiante (la title track).
Nonostante il passo sempre cadenzato dei brani del disco, forti della solennità di uno spirito attivo e in alcuni momenti affini al neofolk psichedelico degli Hexvessel (lo splendido arrangiamento per archi della struggente e misteriosa “Eve’s Wing”), “Triumvirate” rimane un disco dal forte dinamismo, dagli improvvisi cambi di tono, in questo reminiscente dei primi Other Lives, anche se decisamente più maturo e consapevole, complice il lirismo Sylvian-iano delle interpretazioni di Rogai (“Sojourn Sam”, “The Reach & The Grasp”). La stratificazione e la ricchezza degli arrangiamenti sembrano il prodotto di ben più che una sola mente, e infatti “Triumvirate” annovera ben dieci collaboratori.

Si sviluppa così un vero e proprio mondo inesplorato, da scoprire passo passo, ogni canzone che alza il velo su paesaggi interiori nuovi e selvaggi, scossi dalla variabilità del tempo o dall’apparenza immota dei ricordi (“The Turning Sky”). I testi di Rogai acuiscono il senso di un’opera di profondità grandiosa, di quelle che sembrano racchiudere una vita, dispiegandone i contenuti infiniti ma rimanendo una sintesi digeribile nel suo insieme.
Il “triumvirato” sembra rappresentare infatti tre diverse personificazioni del Sé, mutualmente complementari e in opposizione, e con questo la trama del proprio racconto interiore, la sua incessante evoluzione, come racconta Lou per descrivere il suo disco: “If you equate the act of climbing a mountain as solving a puzzle, the album name is also a metaphor for solving a moving puzzle and moving forward”. (3,5/5 voto mio)

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