Robert Wyatt - Different Every Time (2014)

di Guido Festinese

Ci sono musicisti che, spinti da una sorta di bulimia produttiva, inondano il mercato con decine di produzioni. Sparano nel mucchio, in pratica, sperando di cogliere qualche bersaglio grosso. A volte ci riescono. Ce ne sono altri che sembrano distillare le proprie creazioni, centellinando occasioni ed uscite. Poi però va a finire che, nella conta degli anni e dei decenni, anche i distillatori di note hanno lasciato attorno a sé tracce consistenti. Tutte utili, però. A volte utili e indispensabili. Altre ancora indispensabili e radiose. Come quelle dell'Angelo Rosso in catene sulla sua sedia a rotelle Robert Wyatt. Che è anziano e acciaccato, come la sua dolcissima compagna di sempre Alfreda Benge. Non va più sui palchi, ma quando fa uscire qualcosa è bene precipitarsi a procurarselo. Pena mancanza di iniezioni proteiche che possono continuare a confortare esistenze agre. Questo doppio è l’ultima idea del patafisico signor Wyatt. Un lavoro in cui ha raccolto in un primo cd quanto secondo lui andava antologicizzato a suo nome: dai Soft Machine a oggi. Nel secondo propone una serie di collaborazioni davvero a trecentosessanta gradi (da Cristina Donà a John Cage, da Bjork a Phil Manzanera) da rimanere con la mandibola pendula. C'è tutto? Assolutamente no. C'è abbastanza? Decisamente. (Mia valutazione: Distinto)

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