Wilco - Star Wars (2015)

di Fabio Marco Ferragatta

Gattini e Guerre Stellari. Too much social networking? What a surprise, Wilco? Free download e nuovo album. Tweedy & co. se la spassano prendendo tutti per il naso. “Star Wars” è il nono album dei sei dell’Illinois e segna il ritorno al rumore.

Ebbene sì. Dopo “Wilco” e “The Whole Love”, segnanti una svolta più easy listening (ma non meno pregevole) con questo dischetto la combriccola di Chicago abbraccia di nuovo gli insegnamenti di mastro O’Rourke. Ma, badate, non li ricalca. Qui è Nels Cline ad dettare le regole del gioco, finalmente a ruota libera anche su disco. Se prima il divertissement noisistico era la cornice di canzoni destinate a diventare grandi classici, qui ci si ritrova in una situazione ribaltata, in cui la melodia è un bel pretesto per giocare a fare i pazzi, riuscendo ugualmente a creare canzoni spaziali, appunto, anche se non epocali. E così ci si ritrova per le mani folies quasi Claypooliane (“EKG”), molecole di spinto Beckianismo nineties accarezzato dalla voce sorniona di Tweedy (“Random Name Generator”, la splendida “More…”), alt-country ballads ubriache e suonate in punta di piedi (il sontuoso ed esplosivo crescendo di “You Satellite”, intarsiato di contrappunti elettrici da Major League, “Taste The Ceiling”, classica wilcata destinata a diventare un live must), afflati punk pronti a rispedirci tra le braccia degli Uncle Tupelo (il folle coitus interruptus di “Pickled Ginger”) e classe pop da uccidere ogni stronzo inutile da classifica (la finale e magniloquente “Magnetized ne è esempio perfetto). I tasselli formano un nuovo, vecchio futuro anteriore, chi si aspetta il ritorno all’epica di “Yankee Hotel Foxtrot” s’arrenda sin da subito, che le cose cambiano poiché gli anni passano.

Tutto fila liscio e tutto sembra facile suonato da questi signori, e forse è proprio la forza che manca a quasi tutti oggi. Viva Wilco. (Mia valutazione: Buono)

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