The Band - Music From Big Pink (1968)

L'incidente motociclistico del 1967, sempre ammesso che sia realmente accaduto, chiude Bob Dylan in quel di Woodstock. Esce poco, e solo per andare appena piú in là, nella casa dipinta di rosa in cui abitano e lavorano i musicisti che l'hanno accompagnato nel tour australiano ed europeo che ha seguito l'uscita di Blonde On Blonde. Sono The Hawks, dal nome del cantante rockabilly canadese a cui facevano da spalla, Ronnie Hawkins. Sono quasi tutti canadesi, piuttosto giovani: il tour con Dylan è la loro grande occasione, ma anche un impegno non agevole. La parte del concerto in cui appaiono loro è quella elettrica, quella che i fan della prima ora non riescono ad accettare. Vengono spesso fischiati: Levon Helm, il batterista, l'unico americano del gruppo, a un certo punto se ne va. Ama il folk anche lui, e non riesce a sopportare la tensione. Gli altri, a Woodstock, nella casa rosa, si danno alle sessioni con Dylan: sono cover, pezzi nuovi, scritti lí, sonorità nuove eppure immerse fino al collo nella tradizione americana. Dylan è una specie di enciclopedia del folk; Robbie Robertson, che suona la chitarra, ama la musica dei neri; Richard Manuel, il pianista, adora Ray Charles; Rick Danko, il bassista, ama il country e la musica soul; Garth Hudson, l'organista, è l'erede di una dinastia di musicisti. Insieme, in cantina, suonano di tutto, con quella potenza elettrica e quell'adesione alle radici del suono americano che sono esattamente ciò che Dylan cerca, al momento. Fino al 1975, quando parte di quelle registrazioni verranno finalmente pubblicate, nulla si sa di quanto accade a Woodstock. Cominciano a uscire canzoni firmate Dylan, cedute ad altri, e nel 1968 uscirà il primo alburn degli Hawks, nel frattempo ribattezzati The Band come li indicava il manifesto del tour con Dylan. In Music From Big Pink, i pezzi firmati anche da Dylan sono tre, ma sono il clima musicale, l'atmosfera generale di libertà creativa, di session sfrenata e inSieme rilassata, a sembrare diretta emanazione di quei mesi in cantina. In un mondo che assiste partecipe alle proprie convulsioni, in un'era in cui si pensa soprattUtt0 al futuro, quelli di The Band sembrano impegnati a rileggere il passato. Anche nelle foto sul disco sembrano borghesi dell'Ottocento, tesi piú che altro a liberarsi della polvere della frontiera. pochi li capiscono, ma chi li capisce saprà mettere a frutto la loro lezione. (Mia valutazione: Ottimo)

di P. M. Scaglione - Rock! (Einaudi)

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