Ásgeir – Afterglow (2017)

di Lorenzo Becciani

Una vera gemma melodica il nuovo album della rivelazione assoluta degli ultimi anni proveniente dalla scena islandese. Sebbene il successo in termini economici del precedente ‘In The Silence’ sia complicato da replicare il giovane cantautore, che ricordiamo per l’avvincente collaborazione con John Grant e il tour americano con Hozier, ha concentrato i propri sforzi nella definizione di un suono personale e, non a caso, lo “stacco” tra i pezzi di ‘Afterglow’ ed i precedenti appare subito limpido. Prima di tutto l’elettronica è diventata predominante sulla strumentazione acustica ed in secondo luogo l’artista ha imparato a conoscere meglio sé stesso e soprattutto la sua voce. Al suo fianco troviamo sempre il produttore Guðmundur Kristinn Jónsson (Hjálmar, Erlend Øye), il padre poeta Einar Georg Einarsson ed i musicisti Thorsteinn, suo fratello, e Julius Robertsson. Volendo trovare per forza dei termini di paragone sarebbe facile avvicinare Ásgeir a James Blake ma la personalità del cantato è talmente forte che qualunque nome sarebbe fuori luogo. La realtà è che, pur non inventando niente e muovendosi spesso in territori commerciali, l’autore di ‘Dýrð í Dauðaþögn’ ci regala due tracce meravigliose come ‘Unbound’ e ‘Stardust’, con cui arrivare tranquillamente fino a novembre ed alla sua ennesima consacrazione in patria all’Iceland Airwaves, e le contorna con una raccolta di disegni armonici intriganti e sfumature da primo della classe. Inoltre, mentre i beat assumono connotati minimal, la sua voce è piena e potente, sfrutta al massimo l’incredibile spettro in possesso del ragazzo ed è davvero capace di trasportare chi si pone all’ascolto in un’altra dimensione. In fondo già da ‘The Toe Reg Sessions’ il suo talento era evidente ma allora il clamore delle vendite offuscò in parte la peculiarità della proposta. Adesso che ‘Afterglow’ compie una scelta di genere così precisa le qualità di Ásgeir sono destinate ad emergere in maniera ancora più evidente. ‘Here Comes The Wave In’, ‘I Know You Know’ e la toccante ‘Fennir Yfir’ altri passaggi memorabili di un full lenght che entrerà di diritto nelle playlist di fine anno degli addetti ai lavori più disparati. Classificarlo è infatti molto più difficile che amarlo alla follia dopo essersi lasciati andare completamente alla magia che sprigiona. Un plauso alla One Little Indian che di recente ci ha regalato capolavori come ‘A M O R F A T I’ di S A R A S A R A e ‘Sports’ dei Fufanu.


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