Franco Battiato, Guida per principianti

Nel panorama della musica italiana nessuno (né prima né dopo) più di Franco Battiato è riuscito a fondere, e innalzare, la cultura alta con quella bassa.

Dagli anni ’70 fino ai giorni nostri, Battiato ha scritto, cantato e arrangiato centinaia di brani (sono più di 40 i dischi pubblicati). I risultati per forza di cose sono stati altalenanti, ma ha sempre mantenuto, in ogni pezzo, la sua impronta e la sua classe.

Il cantautore catanese (nato nel 1945 a Giarre-Riposto) ha saputo raccontare quasi mezzo secolo di storia italiana, con eleganza, divertimento e poesia. Ripercorrere la sua lunga carriera non è semplice, bisognerà trattarla per forza per sommi capi. Ma di ogni periodo dell’artista si possono segnalare le tracce che meglio lo riassumono.

Del primo periodo, all’inizio degli anni ’70, si devono ricordare gli album sperimentali. Tutti pubblicati per l’etichetta indipendente Bla Bla: Fetus, Pollution, Sulle corde di Aries e Clic. Le influenze vanno da Brian Eno a Stockhausen.



Seconda fase è quella del pop, con la pubblicazione di uno dei suoi primi album commerciali: L’era del cinghiale bianco del 1979. L’album vede la collaborazione di musicisti straordinari, come ad esempio Tullio De Piscopo alla batteria. All’uscita trova poco riscontro di vendite e alcune critiche su riviste specializzate. L’Italia non è ancora pronta a un musicista come lui. Il disco diventerà poi un cult.



Gli anni Ottanta si aprono con una serie di ottimi album. È sicuramente questo il periodo più intenso e amato da tutti i fan dell’artista siciliano. Si comincia con Patriots e l’anno dopo con La voce del Padrone.



Con La voce del padrone Battiato diventa a tutti gli effetti uno dei musicisti più interessanti del panorama italiano ed europeo. È un successo clamoroso: il primo LP della storia italiana a superare il milione di copie vendute. Rimane al primo posto per diciotto settimane. Nell’album ci sono 7 capolavori, canzoni perfette che la critica ha definito “un raffinato connubio di pop e poesia”.



Dal 1983 al 1985 Battiato continua a sfornare gioielli che sebbene non riescano a bissare il successo de La voce del Padrone, restano ancora oggi molto apprezzati dalla critica: L’arca di Noè, Orizzonti perduti, Mondi lontanissimi. Di questi anni è uno dei suoi più grandi successi: “Voglio vederti danzare”.



O anche una delle sue ballate più belle, “La stagione dell’amore”.



Alla fine degli anni Ottanta, inizio anni Novanta per Battiato è tempo di rinnovarsi, e pubblica così gli album Fisionomica e Come un cammello in una grondaia. Due opere lontane da quelle più pop che avevano caratterizzato gli anni precedenti, concentrandosi sulla sua grande passione per la musica classica. Comincia a farsi sempre più solida l’immagine di un Battiato cantautore e filosofo.



Non passa neanche un anno che Battiato cambia ancora. Le sonorità del rock si fondono con quelle della musica classica ed etniche che trovano il giusto equilibrio in Caffè De La Paix del 1993.



È un nuovo periodo fertile quello che porta alla produzione nel 1996 de L’Imboscata. Grazie alla collaborazione con il filosofo Sgalambro, i testi si fanno ricchi di riferimenti colti, mantenendo una forma pop (come ad esempio “Strani Giorni”). In questo album troviamo una delle canzoni più toccanti di Battiato. Una traccia che non ha certo bisogno di presentazioni.



Giusto chiudere questa breve guida con l’ultima fase di Battiato quella della trilogia di Fleurs. In tre album Battiato celebra attraverso delle cover gli artisti che ha amato e che l’hanno ispirato. Trovano spazio, tra i molti, Brel, Endrigo, i Rolling Stones e De André. Quest’ultimo in particolare viene ricordato dal cantante catanese anche durante un concerto tributo.

Nel suo live c’è un momento emozionante incredibile, in cui Battiato si commuove e non riesce a finire la cover di “Amore che vieni, Amore che vai“. Nella sua voce rotta di colpo c’è tutta la fragilità di un grande artista.



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