Offa Rex – The Queen of Hearts (2017)

di Lorenzo Righetto

Definiti un progetto "avventuroso" dalla Nonesuch, gli Offa Rex danno vita in realtà a un'operazione che, a ben vedere, di coraggioso e di "nuovo" o personale ha poco: si tratta semplicemente dell'ennesima riproposizione di classici della tradizione folk inglese, questa volta da parte dei Decemberists, ai quali Olivia Chaney si offre come vocalist d'eccezione.
Certamente la band di Colin Meloy non è conosciuta per essere particolarmente "avventurosa", soprattutto dal punto di vista sonoro, e infatti i brani di "The Queen Of Hearts" hanno pochissimo di innovativo, indulgendo anche in enfasi pop-rock midstream che danno un po' il senso (scarso) di questo progetto dal punto di vista artistico ("The Old Churchyard").

Dall'altra parte, a volte la reinterpretazione è talmente scarsa da suonare come un remastering fatto con nuove voci di interpretazioni precedenti (forse peggiorano le cose il timbro inconfondibile di Colin Meloy e lo spirito un po' cafone di "Blackleg Miner", sentite la versione degli Steeleye Span per credere).

Insomma, un lavoro estemporaneo in cui bisogna accontentarsi dei Decemberists chiusi in uno studio di registrazione che suonano pezzi tradizionali, senza fronzoli, alla loro maniera, con una cantante che conferma le sue doti eccezionali ("Willie O'Winsbury"), dalla quale però sarebbe lecito attendersi di più dal punto di vista artistico, con un solo album all'attivo e ormai di due anni fa, piuttosto che lasciarsi coinvolgere in operazioni di questo tipo: una specie di bignami "classico ma non troppo" di "standard" inglesi per ascoltatori un po' disimpegnati.

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