The Beatles - Revolver (1966)

Il definitivo distacco dall'età dell'innocenza: Revolver precisa e completa i segnali lanciati con il capolavoro gemello di soli otto mesi precedente, Rubber Soul, aprendo la strada alla maturità sperimentale dei Beatles e anticipando l'era psichedelica di Sgt. Pepper, persino conservandone oggi una maggiore fruibilità. L'impressionante mole di stimoli del disco riflette la necessità di rompere con le regole del pop, per assecondare una scrittura che si è fatta strada facendo più ambiziosa. Ogni singola personalità in seno alla band esplode in mille colori e tonalità: è il frutto di un lavoro fino ad allora impensabile dentro le mura dello studio con George Martin, stratificando tracce su tracce e giocando con suggestioni e linguaggi differenti. La summa è la chiusura di Tomorrow Never Knows, ambiguo capolavoro lennoniano fra melodia e distorsione, ma tutto il disco vive tra estasi, stupore, armonia e giochi lisergici (ancora Lennon, il più acuto e spiritato alla guida di She Said She Said, And Your Bird Can Sing e della dolcissima caramella I'm Only Sleeping). Harrison assume finalmente un ruolo di primo attore, portando in dono tra le altre la sghemba Taxman e il raga indiano di Love You To, mentre McCartney si impone come il talento pop per eccellenza, fra la struggente malinconia degli archi in Eleanor Rigby, che fugge da ogni frivolezza anche nel testo, la dolcezza sospesa di Here, There and Everywhere e l' incalzante di Got To Get You Into My Life. (Mia valutazione:  Ottimo)

(Fabio Cerbone)

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